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Sfelàzze

RECENSIONI

 

 

Note di regia

 Mettere in scena la commedia “Sfelàzze” è come aprire le finestre di una casa dove abita una famiglia media e far vivere agli spettatori una storia normale, una storia di tutti giorni, che pone in evidenza le contraddizioni, i disagi, le angustie delle donne e degli uomini dei nostri giorni. Proprio la semplicità è stato il filo conduttore della rappresentazione, raccontare senza enfatizzare, senza paradossi, senza mistificare la realtà che di per sé è già piuttosto complicata. Agli attori è stato chiesto di interpretare i personaggi “normalizzandoli” al linguaggio di tutti i giorni. L’ilarità che ne deriva, scaturisce da tutti questi elementi che pongono gli spettatori di fronte ad uno specchio, facendoli ridere delle proprie dissaventure giornaliere. Anche la scenografia, molto sempilce, riproduce l’interno di una abitazione; si notano un altarino devozionale, un manichino da sartoria, una tela con un angolo di Bari e arredi consueti. Le musiche d’apertura e di chiusura sipario sono state tratte dalla corposa compilation dei “Quartetto Cetra”.

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