POESIE
Alcune considerazioni sull'attività dello scrittore Vittorio Polito
EMANUELE BATTISTA* - Un bel proverbio in dialetto barese della saggezza popolare recita “L’acque ca non ha fatte, ’ngìle stà” (cioè ciò che non è successo prima succederà dopo). Non mi dilungo sulla valenza e la storia dei proverbi perché se n’è parlato nella presentazione.
Ma perché iniziare proprio con questo proverbio?
“L’acque ca non ha fatte, ‘ngìle stà” ha diversi significati nell’uso popolare, sia in maniera malevole che benevole. A noi stasera piace usare il significato benevolo di questa meravigliosa metafora, e cioè: “per le cose che non si sono potute fare a tempo debito, arriva il momento che si potranno fare”. Perché stanno lì e aspettano con pazienza che arrivi il momento giusto.
Non abbiamo ancora dimenticato i tristi periodi in cui tutto si è fermato, niente incontri, riunioni, manifestazioni. Il covid ha colpito in maniera pesante proprio la cultura e molti artisti che, presi dallo sconforto e dalla paura, si sono bloccati, non hanno più prodotto, si è spenta la lampadina dell’ispirazione e della creatività.
Vittorio Polito, anzi lo scrittore Vittorio Polito, non si è fermato, ha continuato, invece, con la stessa energia e passione i suoi lavori di ricerca, di approfondimento, di scrittura e poi, con la collaborazione dell’editore Stefano Ruocco della WIP Edizioni, ha pubblicato due magnifici volumi: “Baresi Doc”, pubblicato nel giugno del 2021, e “Storie, Curiosità e Proverbi” che invece ha visto la luce nel dicembre dello stesso anno. In piena pandemia, tra un’ondata e l’altra. E con le totali chiusure non si sono potute fare le presentazioni.
Ma “L’acque ca non ha fatte, ‘ngìle stà” e, nella bella sala del Circolo Unione, fiore all’occhiello della città, con il contributo di relatori di alto e sicuro valore e prestigio e al cospetto di tanto bel pubblico, finalmente sono stati presentati due libri.
Due parole sullo scrittore.
Se io dovessi raffigurare Vittorio Polito attraverso una statuetta, come fanno i pupari salentini, lo vedrei bene con un block-notes nella mano sinistra e una penna nella mano destra. La scrittura è sempre stata la sua passione. Ha sempre scritto, ha raccolto in cinque volumi le centinaia di lettere al direttore pubblicate dalla “Gazzetta del Mezzogiorno”, dal 1990 al 2002, per transitare, poi, al quotidiano “Barisera” e iscriversi all’Ordine dei Giornalisti. Ha scritto per molti giornali locali e regionali, come Barisera, il Quotidiano di Bari, Corriere del Mezzogiorno, ecc., e su molti periodici, come il Magazine della Confcommercio, ecc., ha recensito decine e decine di libri. A dispetto della sua età è un giovane utilizzatore dei social, presente quotidianamente con le sue pillole di riflessione di un autentico giornalista ‘navigato’, iscritto all’Albo fino al 31 dicembre 2015. Attualmente collabora con il quotidiano online “Giornale di Puglia”.
Cosa riconosco a Vittorio come scrittore?
Una penna libera, indipendente, apolitica, dall’inchiostro fluido che scorre serenamente senza influenze e condizionamenti. Ecco, un altro proverbio che mi viene in mente: “Non iè dolge de sale” (non gli manca il sale). Che significa? in una parola: iè amàre. Significa che se deve denunciare un torto, un’ingiustizia sociale o un disservizio pubblico non si fa intimorire dalle persone interessate, anche se sono importanti figure del panorama cittadino, regionale o nazionale. Lui scrive e denuncia. Lo fa per criticare o per mettersi in mostra o peggio ancora per vana gloria? Assolutamente no!
Mi sento di dire, dopo averlo conosciuto da tanti anni, che lo fa in maniera disinteressata, quasi paladino di tanta gente che non è capace e non ha i giusti strumenti per far arrivare la propria voce di dissenso e di denuncia. E molte volte, le sue rivendicazioni sociali, hanno portato a risoluzioni di tanti problemi.
Grazie Vittorio per tutto ciò che fai.
* Commediografo e poeta