POESIE
Sant'Antonio Abate
SANT’ANTONIO ABATE
“L’epifania, tutte le feste porta via”. Passate le grandi feste natalizie si ritorna alla vita ordinaria, si riprende a lavorare con continuità e i ragazzi… ritornano a scuola. Dopo i luculliani pranzi e cenoni natalizi si ritorna a mangiare “normale”: pasta e patate, brodo, zuppa di fagioli, uovo al tegamino, frittata ecc… ecc… La prossima festività importante ricade il giorno della Candelora, seguono i giorni di carnevale allorquando ci si potrà permettere nuovamente qualche eccesso. Ma prima di queste feste c’è una ricorrenza molto antica che affonda le proprie radici addirittura ai tempi dell’antica Roma. È la festa degli animali che cade il 17 gennaio, giorno di s. Antonio abate. Perché la scelta di s. Antonio abate? Nella vita del santo non c’è niente che possa accomunarlo ai campi e alla vita rurale, tutt’altro. Antonio abate è il patriarca del monachesimo ed è una figura realmente esistita. Nato a Coma nell’alto Egitto, tra il 251 e il 356 d.c., da ricchi genitori cristiani; rimasto orfano all’età di vent’anni divise l’eredità con la sorella e diede ai poveri la sua parte. Si ritirò in una tomba scavata sul fianco della montagna e visse da eremita. Fondatore di due comunità monastiche, divenne famoso in tutto l’Egitto e la gente correva da ogni parte per chiedergli consiglio. Senza un reale motivo S. Antonio abate venne rappresentato, in seguito, con un bastone a T, tau e un maiale, che inizialmente doveva essere un cinghiale (per i cristiani simbolo del male). Due leggende raccontano che il cinghiale-maiale fosse il diavolo sconfitto da Antonio resistendo alle tentazioni, la seconda dice che un giorno il santo guarì un maialino e da quel momento lo seguì come un cane. Fatto stà, che da molti secoli S. Antonio abate è divenuto il protettore degli animali e il 17 gennaio, quando la Chiesa festegga proprio la sua festività, in molte città si benedicono gli animali. Anche Bari non sfugge a questa tradizione e sin dai tempi antichi, in questo giorno gli animali vengono portati alla chiesa di “de “Sand’Andè” (S. Antonio abate) che si trova a Barivecchia in via Manfredi, strada che collega piazza Mercantile alla parte sottostante del fortino. Qui, fino a qualche decennio fa, chi possedeva cavalli, asini, buoi, pecore, cani, la mattina del 17 gennaio, dopo aver strigliato e adornato i propri animali con fiocchi e penne colorate, lucidati gli zoccoli con il nero fumo, li accompagnavano nei pressi della chiesetta per ottenere la benedizione che preservasse durante l’anno, i “propri collaboratori di lavoro” da malattie e pestilenze. S’immagini che clima di festa si creava intorno a questa processione che passava tra le viuzze di Barivecchia e che coinvolgeva anche chi un animale non lo possedeva. Ancora oggi la ricorrenza viene rispettata, non sono più gli animali da lavoro i destinatari della benedizione, bensì gli animali domestici che hanno trovato posto in casa di molti baresi, quali amici di compagnia. La mattina del 17 gennaio si è solito vedere molte persone che accompagnano i loro cagnolini, gatti, canarini, pesciolini rossi, pappagallini, criceti ed altri piccole bestiole a Barivecchia. Da qualche anno, non essendo più accessibile la chiesa di S. Antonio abate, per motivi di ristrutturazione, la festa si svolge presso la chiesa di S. Anna, situata in via Palazzo di Città.
Emanuele Battista
“L’epifania, tutte le feste porta via”. Passate le grandi feste natalizie si ritorna alla vita ordinaria, si riprende a lavorare con continuità e i ragazzi… ritornano a scuola. Dopo i luculliani pranzi e cenoni natalizi si ritorna a mangiare “normale”: pasta e patate, brodo, zuppa di fagioli, uovo al tegamino, frittata ecc… ecc… La prossima festività importante ricade il giorno della Candelora, seguono i giorni di carnevale allorquando ci si potrà permettere nuovamente qualche eccesso. Ma prima di queste feste c’è una ricorrenza molto antica che affonda le proprie radici addirittura ai tempi dell’antica Roma. È la festa degli animali che cade il 17 gennaio, giorno di s. Antonio abate. Perché la scelta di s. Antonio abate? Nella vita del santo non c’è niente che possa accomunarlo ai campi e alla vita rurale, tutt’altro. Antonio abate è il patriarca del monachesimo ed è una figura realmente esistita. Nato a Coma nell’alto Egitto, tra il 251 e il 356 d.c., da ricchi genitori cristiani; rimasto orfano all’età di vent’anni divise l’eredità con la sorella e diede ai poveri la sua parte. Si ritirò in una tomba scavata sul fianco della montagna e visse da eremita. Fondatore di due comunità monastiche, divenne famoso in tutto l’Egitto e la gente correva da ogni parte per chiedergli consiglio. Senza un reale motivo S. Antonio abate venne rappresentato, in seguito, con un bastone a T, tau e un maiale, che inizialmente doveva essere un cinghiale (per i cristiani simbolo del male). Due leggende raccontano che il cinghiale-maiale fosse il diavolo sconfitto da Antonio resistendo alle tentazioni, la seconda dice che un giorno il santo guarì un maialino e da quel momento lo seguì come un cane. Fatto stà, che da molti secoli S. Antonio abate è divenuto il protettore degli animali e il 17 gennaio, quando la Chiesa festegga proprio la sua festività, in molte città si benedicono gli animali. Anche Bari non sfugge a questa tradizione e sin dai tempi antichi, in questo giorno gli animali vengono portati alla chiesa di “de “Sand’Andè” (S. Antonio abate) che si trova a Barivecchia in via Manfredi, strada che collega piazza Mercantile alla parte sottostante del fortino. Qui, fino a qualche decennio fa, chi possedeva cavalli, asini, buoi, pecore, cani, la mattina del 17 gennaio, dopo aver strigliato e adornato i propri animali con fiocchi e penne colorate, lucidati gli zoccoli con il nero fumo, li accompagnavano nei pressi della chiesetta per ottenere la benedizione che preservasse durante l’anno, i “propri collaboratori di lavoro” da malattie e pestilenze. S’immagini che clima di festa si creava intorno a questa processione che passava tra le viuzze di Barivecchia e che coinvolgeva anche chi un animale non lo possedeva. Ancora oggi la ricorrenza viene rispettata, non sono più gli animali da lavoro i destinatari della benedizione, bensì gli animali domestici che hanno trovato posto in casa di molti baresi, quali amici di compagnia. La mattina del 17 gennaio si è solito vedere molte persone che accompagnano i loro cagnolini, gatti, canarini, pesciolini rossi, pappagallini, criceti ed altri piccole bestiole a Barivecchia. Da qualche anno, non essendo più accessibile la chiesa di S. Antonio abate, per motivi di ristrutturazione, la festa si svolge presso la chiesa di S. Anna, situata in via Palazzo di Città.
Emanuele Battista